Anonimo lucchese sec. XII, Sansone uccide il leone

  • Anonimo , Anonimo lucchese - sec. XII - Sansone uccide il leone
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CODICI / CLASSIFICAZIONE

Numero scheda

528

Serie

Arte medievale

Busta

8. Scultura medievale. Topografico: Italia - Toscana - Lucca

Fascicolo

Lucca: dentro le mura

OGGETTO

Definizione

lastra a rilievo

Dati tecnici

marmo

AUTORE

Dati anagrafici

sec. XII

Motivazione dell'attribuzione

bibliografia

Ambito culturale

Scuola italiana, scuola toscana, scuola lucchese

Datazione

Indicazione generica

sec. XII, ultimo quarto

Estremi cronologici

1175 ca.  - 1199 ca. 

LOCALIZZAZIONI

Ultima rilevata

Museo Nazionale di Villa Guinigi, Lucca (Toscana, Italia)

ANNOTAZIONI

Osservazioni

La lastra marmorea di forma quadrata, originariamente intarsiata in serpentino, proveniente dalla Cattedrale di San Martino e probabile componente del corrispondente arredo presbiteriale, è documentata nella localizzazione attuale a partire dal 1913. L'opera, resecata lungo i bordi dove doveva essere completata da una cornice intagliata a sguancio, vede un grande clipeo centrale, delimitato da un bordo rilevato a sguancio con decorazioni vegetali e completato, negli spazi di risulta angolari, da un articolato disegno a racemi ed elementi vegetali intagliato nel fondo. La parte centrale è occupata dalla compressa raffigurazione ad alto rilievo di Sansone in atto di smascellare il leone. L'eroe biblico è mostrato a cavalcioni della fiera, nudo e con il manto sollevato che si dispone lungo la ghiera di incorniciatura, ad indicare l'impeto ed il movimento dell'azione, mentre il leone, dalla ricca criniera percorsa da una fitta e regolare trapanatura, è reso con il collo ruotato all'indietro. La scena rappresentata riveste un significato di particolare rilievo nella dottrina cristiana in quanto rimanda simbolicamente alla discesa di Cristo nel Limbo e al riscatto dei progenitori. Lo schema iconografico utilizzato di origini lombardo-emiliane viene qui reinterpretato in maniera originale, caratteri e stilemi vari, la straordinaria carica espressiva, nonché la riuscita alternanza fra il gusto coloristico della tarsia ed il plasticismo accentuato della figurazione centrale ne fanno in ogni caso uno dei pezzi più interessanti della collezione museale. La critica diverge sia sull'attribuzione che sulla datazione, il Salmi (1928) ritiene che l'opera provenga da un pluteo smembrato e la mette in rapporto con i capitelli del Battistero di Pisa risalenti agli inizi del XIII secolo, mentre la Nicco Fasola (1946) ne anticipa la datazione alla seconda metà del XII secolo, legandola ad uno scultore lombardo che unisce ad una severità tipicamente nordica un vivace colorismo toscano (attribuzione ribadita nella Mostra di Parigi del 1952); da notare inoltre i legami stilistici col maestro Filippo, autore del pulpito di San Gennaro di Capannori.
Bibliografia specifica
Salmi M., La scultura romanica in Toscana, Firenze 1928, pp. 71; 75, n. 30; Nicco Fasola G., Scultura romanica alla mostra di Pisa, in "Belle arti", 1946 - 1948, p. 88; Tresor d´arte du Moyen-Age en Italie, catalogo della mostra, Paris 1952, p. 105.

FOTO RELATIVE