Maestro Matteo, Scena di caccia al cinghiale, Motivi decorativi fitomorfi, Leone, Aquila
CODICI / CLASSIFICAZIONE
Numero scheda
474
Serie
Arte medievale
Busta
7. Scultura medievale. Topografico: Italia - Toscana - Grosseto, Livorno
Fascicolo
Livorno
OGGETTO
Definizione
Titolo
Caccia di Meleagro
Dati tecnici
pietra calcarea, marmo
AUTORE
Autore
Dati anagrafici
notizie 1170/ 1180
Motivazione dell'attribuzione
firma
Ambito culturale
Scuola italiana, scuola centrale
Datazione
Indicazione generica
sec. XII
Estremi cronologici
1170 ca. - 1190 ca.
LOCALIZZAZIONI
Ultima rilevata
Pieve di S. Giovanni Battista, Campiglia Marittima (Toscana, Italia)
Specifiche
Portale sinistro
BIBLIOGRAFIA
Riferimento
Ragghianti C. L., Architettura lucchese, architettura pisana, in Critica d'Arte, 1968, pp. 168-172
ANNOTAZIONI
Osservazioni
Le caratteristiche architettoniche della pieve di san Giovanni rimandano a modelli di ascendenza classica propri dell'architettura pisana della fine dell'XI e del XII secolo, un esempio evidente nella cornice del portale laterale, poggiante direttamente sull'architrave, decorata da teorie di ovuli e foglie d'acanto. Ma a rendere davvero interessante il portale è l'architrave ritenuto, in passato, il frammento di un antico sarcofago raffigurante il tema classico della Caccia di Meleagro. Costituito da un unico blocco di marmo bianco, ospita al cui interno una scena di caccia animata da numerosi cacciatori, cani e cinghiali volta a celebrare la vittoria di Cristo e dei suoi fedeli sul demonio. Proseguendo da sinistra a destra sono distinguibili tre momenti dello stesso evento, notevole l'espediente di porre alcuni cacciatori di spalle per dividere le scene. I dettagli, curati sin nei minimi dettagli, sono il frutto di un sapiente utilizzo del trapano, si noti, per esempio, la resa di occhi, orecchie, delle cavità degli olifanti dei cacciatori, del vello dei cinghiali. Un forte dinamismo e un particolare realismo attraversa l'intero architrave soffermandosi anche nelle criniere dei due leoni posti ai lati, di cui uno stringe tra gli artigli un drago, mentre l'altro una figura umana acefala. Nella lunetta un'altra scena dal valore cristologico: un'aquila, simbolo celeste, che sottomette, stringendolo tra gli artigli, un quadrupede, qui emblema del peccato terreste. A destra dell'architrave, incisa sulla pietra, un'iscrizione indicante l'anno di costruzione (1173) e l'autore (maestro Matteo). Uno dei due capitelli su cui poggia l'architrave è un rifacimento.
Bibliografia specifica:
Garzelli A., Sculture toscane nel Dugento e nel trecento, Firenze 1969; Toesca P., Storia dell'arte Italiana, I, Torino 1927, pp. 556, 635, 814; Salmi M., L'architettura romanica in Toscana, Milano 1928.