Notes

Secondo Ragghianti (Pittura del Dugento a Firenze, p. 127) in quest'opera l'esperienza di Cimabue si traspone in vivide invezioni decorative e in pungenti aneddoti.
Una scritta a tergo della tavola, vergata da Carlo Lasinio, la dice proveniente dalla sagrestia della Chiesa di San Francesco a Pisa; è appartenuta in seguito alla collezione Contini Bonacossi di Firenze fino al 1948. L'attribuzione è discussa.

Bibliografia specifica:
Attr. a Cimabue: R. Longhi, Giudizio sul Duecento, 1948, ed. 1974, pp. 12, 42; B. Berenson, Italian Pictures of the Renaissance, Florentine School, 1963, p. 50; L. Marques, La peinture du Duecento en Italie Centrale, 1987, p. 135; E. Carli, La pittura a Pisa dalle origini alla bella maniera, 1994, p. 23.
Attr. ad artista fiorentino influenzato da Cimabue: A. Tartuferi, Pittura fiorentina del Duecento, in "La pittura in Italia, Il Duecento e Il Trecento, 1987, p. 278 e la Pittura a Firenze nel Duecento, 1990, pp. 47, 57, nota 56; E.B. Garrison, Italian Romanesque Panel Painting. An Illustrated Index, 1949, n. 251, p. 100.
Attr. Azzo di Mazzetto: L. Bellosi, Cimabue, 2004, pp. 267, 289.