Pisano Nino, Tomba dell'arcivescovo Francesco Moricotti
CODES / CLASSIFICATION
Entry number
201
Archival series
Arte medievale
Container
3. Scultura medievale. Monografico (N-Z)
Folder
Nino Pisano
OBJECT
Object
Title
Tomba dell'arcivescovo Giovanni Scherlatti
Medium and dimensions
marmo
AUTHOR
Autore
Personal data
1315 ca./ 1370 ca.
Reason for attribution
bibliografia
Cultural context
Scuola italiana, scuola toscana, scuola pisana
Dating
Century
sec. XIV, terzo quarto
Dates (from – to)
1362 - 1362
Reasons for dating
bibliografia
LOCATIONS
Last known
Museo dell'Opera del Duomo, Pisa (Toscana, Italia)
Other locations
Italia, Pisa, Camposanto monumentale, Cappella Aulla
NOTES
Notes
Il monumento funebre di Francesco Moricotti, originariamente collocato all'interno della Cattedrale pisana e ora conservato presso il Museo dell'Opera del Duomo, è attribuito alla bottega di Nino Pisano, a cui si deve anche quello di Giovanni Scarlatti, zio e predecessore alla carica di arcivescovo della città. La datazione incerta deriva da varie congetture che collocano l'esecuzione ai primi anni 60 del XIV secolo mentre il vescovo era ancora in vita (Burresi, 1983; 1986) e altre a dopo la sua morte avvenuta nel 1395. A Nino viene riconosciuto il progetto originario della tomba di Scarlatti, morto nel 1362 e di cui il Moricotti fu esecutore testamentario, progetto poi rimaneggiato e parzialmente modificato per l'opera ad essa speculare che ne imita stile e disegno. I numerosi spostamenti subiti dai due sarcofagi fanno pensare a uno scambio di materiali, perché una parte dell'attuale corredo statuario del monumento di Moricotti corrisponde alla descrizione della tomba Scarlatti contenuta nel contratto d'impegno dello scultore. Il contratto prevedeva la realizzazione e l'installazione nel Duomo pisano di una tomba a parete in marmo di Carrara, in cui la figura del giacente fosse fiancheggiata da angeli, sormontato da un arco polilobato e sulla fronte del sarcofago una Pietà fra angeli posta tra i dolenti (la Vergine Maria e san Giovanni Evangelista) e i santi Pietro e Paolo. Il sarcofago infine doveva essere sostenuto da mensole sormontate da archi polilobati. L'errata istallazione nel Camposanto (1833) e ricomposizione delle parti hanno portato ad erronee datazioni (Supino, 1904), sbaglio corretto da un'ultima ricomposizione (1986) successiva all'immagine in esame. Il frontale della cassa, importante per analizzare le caratteristiche proprie della maniera della maturità di Nino, presenta un chiaro riferimento all'arte orafa nella rappresentazione dei personaggi. Il dolore dei personaggi e degli angeli che li inquadrano arriva in maniera diretta allo spettatore senza perdere l'equilibrio compositivo, la cura meticolosa nel trattamento del marmo (in origine dorato e dipinto) e nella resa dei panneggi ha pochi termini di paragone nella scultura dell'epoca. Possono aver fatto parte del monumento due statuine di Angeli stanti forse identificabili con gli angeli che secondo il contratto dovevano accompagnare il giacente. Dubbia la pertinenza di due statuette raffiguranti i santi Pietro e Paolo (oggi esposte ai fianchi del monumento) in quanto è più plausibile collegare le immagini di questi due santi menzionate nel contratto a due rilievi da collocare sui fianchi del sarcofago.
Bibliografia specifica:
Toesca I., Andrea e Nino Pisani, Firenze 1950, pp. 49-50, fig. 133; Burresi M. (a cura di), Andrea, Nino e Tommaso scultori pisani, catalogo della mostra, Milano 1983, pp. 183-186, n. 31; Moskowitz A. F., The sculture of Andrea and Nino Pisano, Cambridge University 1986, pp. 157-162, figg. 316-324.